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Risposta di Stefania a Sergio

Posted on 2 Aprile 20208 Agosto 2020 by admin

Caro Sergio,

ho letto la tua lettera e traspare un senso di irrequietezza e di smarrimento che oggi è molto frequente in ognuno di noi.

Mi hai chiesto come sto; la risposta è sto.

Niente di nuovo all’orizzonte, condivido le tue parole, ma non condivido il tuo non far niente. La pandemia è un male e dal male non nasce nulla di buono. Non credo che il mondo cambierà in meglio e, anche se fosse, io non avevo bisogno di questo per essere una persona gentile ed in grado di condividere.

Ho sempre ascoltato la mia musica a palla, costringendo il vicinato a sorbirsi del buon sano rock. Oggi, invece, non lo faccio più, non ho nulla da cantare e ascolto la musica per conto mio. Sono diventata egoista o, semplicemente, credo che vedere la mia nazione piegata da questa piaga non è motivo di festa: non è rock questa cosa.

Mi perdonerai ma scrivo di getto. Io cosa faccio? Lavoro e cerco di tenermi impegnata. Il lavoro mi aiuta molto: mi piace indagare e avvicinarmi a questa nuova modalità di lavoro, ma la temo. Faccio la consulente e per me i rapporti umani sono il sale della vita.

Mi spaventano le conference call, mi spaventa non guardare negli occhi il mio cliente. Questa nuova modalità semplifica il lavoro, ma mi terrorizza dover pensare che il mondo di domani – di oggi – sarà così; anzi è così.

Non è il mio mondo: io sono la tipa che scorrazza con la sua smart bianca e che smadonna per il traffico; sono la tipa che dice al collega, guardandolo negli occhi, “dai dopo risolviamo insieme”.

Sono una persona dinamica e il non far nulla non fa per me. Devo “fare” anche in questo momento. Tutti sono fermi immobili, io no.

Io ho paura e non mi posso fermare, perché se mi fermo sento la sofferenza delle persone che oggi fanno la fame.

Non mi spaventa il virus, mi spaventa l’economia reale e sopratutto quella irreale.

Mi spaventa il domani, non l’oggi: l’oggi riesco a gestirlo ma il domani?

Domani sarò in grado di non sentire il bisogno di stringere la mano al cliente quando mi presento?

Sarò in grado di sentire anche io la paura e non fare cose avventate?

Domani sarò in grado di sopportare gli sguardi indagatori dei miei futuri interlocutori?

Domani andrà tutto bene?

Non lo so, non so se andrà bene, ma so per certo che comunque non potrò fermarmi.

Un caro saluto

Stefania

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