07/05/2020
Ciao,
sono un mostro. No, non ho rubato né stuprato né ucciso qualcuno. Ho commesso un delitto ancora più grave. Non mi dispiace la quarantena!
Chiariamoci, non mi piacciono i morti, la crisi, l’incertezza sul futuro. Però trovo confortante la routine quotidiana, non essere costretti a combattere ogni giorno per arrivare a lavoro guidando. Ora le strade vicino casa sono così silenziose… E non ho nemmeno a che fare con le infinite scartoffie o con l’acidità altrui. O per lo meno, da casa affronto questi problemi meno direttamente.
Di passeggiare non sento alcun bisogno. Non che mi dispiaccia uscire, ma le mie 4 mura non mi pesano. E gli affetti, gli amici, l’amore? Quelli mancano, è ovvio. Però la quarantena è per me anche un modo per ripulirsi dalla compulsività della nostra vita affettiva e produttiva. “Faccio cose, vedo gente”, diceva Moretti. “Produci, consuma, crepa”, diceva Ferretti. Ora questo non è più vero. Chi rimane lo si sente comunque, chi ti vuole davvero bene magari trova il tempo per rifarsi vivo. Tutti gli altri sono meno presenti, col loro carico di falsità, di frasi di circostanza e di rituali sociali. E non lo trovo un male.
Sono davvero un mostro? Se sì, ditemi dove sbaglio.
Francesco
Illustrazione di Irene Scanavacca
Puoi leggere le risposte alla lettera di Francesco cliccando qui –> https://www.epistolariovirale.it/le-lettere/tag/74-francesco/